MISSIONE UMANITARIA A ODESSA –  31 MAGGIO/3 GIUGNO 2023

MISSIONE UMANITARIA A ODESSA – 31 MAGGIO/3 GIUGNO 2023

Perché una Missione Umanitaria in un contesto così travagliato e rischioso a sostegno dei civili?

Semplice, stare a guardare passivamente non è nella coscienza e nella cultura del Volontariato, un’esperienza “dell’essere fare” e “dell’essere cambiamento” che si forgia dentro i drammi e le speranze dell’umanità. Neanche ci si può limitare a dissertare criticamente da lontano sulle sofferenze del popolo ucraino. Condividere, partecipare e farsi prossimità caratterizza la progettualità del Volontariato moderno.

Perché Odessa? È una città decisiva nel contesto geopolitico del conflitto. È la Vienna dei secoli scorsi. Il paragone non è esagerato. Da Odessa passano oggi le sorti del conflitto. Sarà sempre più in futuro il crocevia del dialogo tra Oriente ed Occidente.

Odessa è una città plasmata nella storia da più di 100 etnie con storie, tradizioni, culture, religioni che dovranno aiutare le vie della pace.

Odessa è molto italiana: nel suo straordinario assetto urbanistico, nei suoi meravigliosi monumenti, nella sua opera attività portuale. Ma anche nella cultura: il primo giornale fu stampato da italiani e addirittura in lingua italiana. La stessa canzone, famosissima nel mondo, “O sole mio”, fu scritta ad Odessa. Scritta e musicata nel 1898 da artisti napoletani in trasferta nella città: liriche di Giovanni Capurro, musiche di Eduardo di Capua e Alfredo Mazzucchi.

Nella Prima Missione si aprì un percorso umanitario subito dopo l’avvio del conflitto. Ci si dovette fermare alle porte della città. In questa Seconda Missione ci siamo spinti nel cuore della città. Ma lasciamo al racconto il senso più profondo del sentire e pensare solidale.

DIARIO DI VIAGGIO DELLA MISSIONE UMANITARIA AD ODESSA

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DIARIO DI VIAGGIO

VIGILIA DELLA PARTENZA – 30 MAGGIO 2023

La sera della vigilia il cuore inizia ad accelerare, la mente vola verso l’Ucraina, il corpo sente le vibrazioni della Missione Umanitaria per Odessa.

Odessa: la nuova Vienna, la città italiana, l’obiettivo strategico per la guerra di Putin. La scelta di Odessa per questa missione non è quindi casuale, nonostante i rischi elevatissimi di una permanenza in un punto caldo del conflitto.

È la seconda Missione in Ucraina, ma la prima diretta nel cuore della città. La missione precedente risale al marzo 2022, a pochi giorni l’avvio della guerra (sfoglia il diario della prima missione).

Una foto scattata durante la prima missione
Una foto scattata durante la prima missione (20 marzo 2022)

Il sonno della notte che precede la partenza è agitato e composto da molti “ingredienti”: tensione, attesa, desiderio, responsabilità, gioia, preoccupazioni… un arcobaleno che prima abbaglia e poi rasserena: la vita continua!

PRIMO GIORNO – 31 MAGGIO 2023

Il riposo notturno è breve, i preparativi sono continuati fino a tardi e la sveglia è alle 5. C’è molto da fare, il viaggio è lungo. Scatta la frenesia degli ultimi preparativi. Il tempo vola, alle 7 siamo già in macchina verso l’aeroporto.

La strada scorre veloce, così i pensieri. La Missione è già iniziata, la relatività si esalta: sembra passato tanto tempo, e contemporaneamente molto poco, da quando abbiamo iniziato a immaginare di ripetere il percorso umanitario compiuto l’anno scorso.

Arrivati a Ciampino, subito incrociamo i sorrisi del gruppo che parteciperà alla Missione. Seguono le presentazioni: l’Organizzazione è del ROE, una realtà del migliore Volontariato di Protezione Civile, il cui Presidente è Giovan Battista Cicchetti Marchegiani. La prima volta che ho parlato con lui mi sembrava di conoscerlo da almeno dieci anni, la seconda da venti e la terza da sempre! Accanto a Gianni, come due angeli custodi, ci sono Roberto e Paolo, due collaboratori volontari di ceppo inossidabile, come il vino rosso corposo adatto ad accompagnare la bistecca fiorentina. Della comunicazione si occuperanno Simonetta Guidotti e Salvatore Giuffrida. Simonetta, giornalista del Tg2, ha una mamma di origine palermitana, è sveglia, gentile, curiosa e piena di voglia di conoscere e sostenere le buone cause. Salvatore, giornalista di Repubblica, è un attento conoscitore del conflitto in Ucraina, essendo stato due volte nel pieno del teatro di guerra, si è forgiato nella bellissima e difficilissima Ostia, conosce l’arte dell’inchiesta e della cronaca; i suoi genitori sono di Catania.

Ci disponiamo in cerchio per un primo briefing. Ricordiamo gli obiettivi della Missione, ripassiamo la logistica e la divisione dei compiti: alla componente ROE la parte sociale, alla parte politica le relazioni istituzionali, ai giornalisti il racconto.

Si parte per Iași, in Romania.

Il volo dura meno di tre ore. L’Europa è grande, ha un’enorme popolazione ma le distanze sono ridotte, in poco tempo si giunge anche nei posti più lontani. Anche l’Ucraina è vicina, la guerra è a due passi. Il conflitto è dentro storie e orizzonti comuni.

Appena atterrati, lo sguardo si posa sui lavori per modernizzare l’aeroporto. La geopolitica ha reso questa parte della Romania un crocevia per molte missioni in Ucraina. Prima era meta per le sole donne che rientrano dall’Italia e dagli altri Paesi europei nelle pause durante i loro lavori di cura, adesso si aggiungono gli studenti che partono dall’Italia per frequentare le università rumene, libere dal capestro del numero chiuso. Il traffico ora è aumentato per il transito di chi va a sostenere il popolo ucraino.

All’aeroporto, scattiamo le prime foto, dopo aver incontrato la giovane e qualificata Marina, la nostra accompagnatrice e interprete, che ha la mamma a Roma, ha lavorato per Save the Children e si mostra subito operativa e attenta ai particolari.

Si parte in macchina per Odessa. Attraversiamo la Romania, piena di fervore, anch’essa in cammino per raggiungere le sue mete. Alcune parole somigliano a quelle italiane. Il paesaggio è pieno di verde, molti campi sono coltivati. Ritroviamo le strade strette, accompagnate da pericolosi canali di scolo ai lati, che già lo scorso anno ci avevano fatto preoccupare alla guida. Bisogna stare particolarmente attenti.

Ad Albita si attraversa il confine con la Moldavia, che però gli abitanti preferiscono chiamare Moldova. È un Paese dell’Unione Europea, che non rientra nell’area Schengen, come del resto la Romania, per cui il controllo dei passaporti richiede tempo.

Facciamo sosta alla prima area di servizio subito dopo il confine e per pranzo assaggiamo la locale plăcintă alla carne.

Ancora un paio di ore di viaggio e raggiungiamo la capitale, Chișinău. La città è in crescita dal 1800; ha subito due violenti terremoti, nel 1940 e nel 1977, e diverse distruzioni belliche, l’ultima nella seconda guerra mondiale. Ora però è una bella città, ricca di verde, attraversata da ampie strade. Ci restano nella memoria una chiesa ortodossa bianca con le cupole dorate e un piccolo cimitero di periferia, con le croci piantate in terra, disordinate. L’autista sbaglia strada, ma questo ci consente di ammirare i vigneti che danno – così ci dicono – un ottimo vino.

La Moldova è un Paese storicamente conteso. Questa è stata un po’ la sua debolezza, per via delle occupazioni che ha subito, ma anche la sua forza, visti gli investimenti infrastrutturali che sono arrivati dall’inizio del Novecento, prima dal Regno di Romania e poi, dopo le distruzioni della seconda guerra mondiale, dalla ex Unione Sovietica. Oggi è dentro il percorso di integrazione europea e vive un momento di crescita ma anche di preoccupazione per le tensioni in Transnistria e per le mire su questa parte di territorio moldavo da parte di Putin.

L’Ucraina si avvicina, la meta adesso è Palanca.

I controlli al confine con l’Ucraina ci fanno perdere quasi due ore sulla tabella di marcia, per cui arriviamo stanchissimi a Odessa e andiamo subito a dormire, senza neanche poter dare uno sguardo alla meta agognata.

SECONDO GIORNO – 1° GIUGNO 2023

La notte ad Odessa è sempre un punto interrogativo: se scatta l’allarme, bisogna correre ai rifugi. Il mare è diventato un pericolo, non è possibile attraversarlo per viaggiare e spostare merci. Non è più un luogo per turisti, per andare in spiaggia a prendere il sole: la superficie ora si è fatta più scura, le navi russe, al largo, stringono d’assedio Odessa e da lì partono molti dei missili che cadono sulle città ucraine.

Sorge l’alba. Il tempo è bello, il cielo senza nuvole sembra un tetto colorato che protegge e riscalda tiepidamente. Abbiamo davanti una lunga giornata: alle 7 è prevista la colazione, alle 8 dobbiamo iniziare gli incontri.

L’albergo, che si trova vicino al centro, è elegante, di taglio neoclassico, pulito, ben organizzato e offre buoni servizi. Partiamo per un giro in macchina, prendendo il primo contatto con la città, accarezzando con gli occhi le magnifiche piazze e i suoi antichi monumenti, tutti controllati dai militari seppur con discrezione e senza invadenza. Centinaia di sacchi di sabbia li proteggono da possibili attacchi.

Il Primo Giugno in Ucraina è una data speciale, la Giornata della tutela dell’Infanzia. La guerra ha creato una sorta di spartiacque. È sempre così, c’è sempre un prima e un dopo. Prima, era un Paese pieno di bambini. Basti pensare che l’Ucraina è stata per anni la realtà prescelta per le adozioni internazionali. Anche dall’Italia molte famiglie hanno adottato fanciulle e fanciulli che erano rinchiusi in istituti. Con la guerra è arrivata la sciagura: nelle zone di guerra controllate da Putin, moltissimi bambini sono stati prelevati con l’inganno o con la forza e trasferiti in Russia; altri, nelle città teatro di conflitti sanguinosi, sono rimasti senza genitori, li chiamano orfani o bambini non accompagnati. Che dolore, che strazio, quanta violenza!

Raggiungiamo la sede dell’Ordine dei giornalisti per assistere alla conferenza stampa dedicata a questa giornata. I bambini sono una risorsa straordinaria per il cammino di liberazione dell’Ucraina, bisogna tutelarli e consegnarli al futuro del Paese.

Lo scopo della missione umanitaria non è solo quello di portare materiale sanitario, un’autoambulanza e dei generatori elettrici. L’obiettivo è soprattutto quello di gettare le basi per supportare in loco le organizzazioni sociali, del volontariato e i servizi pubblici a farsi carico dei bambini. Una sorta di “I Care” di amore e qualità verso i bambini. La popolazione è passata dai quaranta milioni originari ai venticinque di oggi. Senza bambini si può vincere la guerra, ma si rischia di perdere il futuro.

Torniamo in albergo, dove ci aspettano due appuntamenti: l’incontro con Attilio Malliani e con il sacerdote ortodosso Vassilij Virozub. Sono entrambi personaggi straordinari.

Iniziamo da Malliani. È un italiano, di origine calabrese, che vive da più di vent’anni ad Odessa. È un esperto diplomatico, un riferimento per mille iniziative culturali e di scambio tra Odessa e l’Italia. Odessa è una città segnata positivamente dalla presenza storica degli italiani: il primo giornale è stato pubblicato da italiani in lingua italiana e molti architetti prestigiosi ne hanno disegnato l’assetto urbanistico. Addirittura, la famosissima “O sole mio” è stata scritta proprio a Odessa. Attilio Malliani è rimasto, non è scappato dalla guerra, e anzi ha organizzato gli aiuti umanitari. All’avvio del conflitto, l’anno scorso, abbiamo avviato un contatto costante e insieme e grazie a lui abbiamo aperto la prima pista umanitaria dall’Italia verso i civili di Odessa. Ma allora ci siamo fermati a cinquanta chilometri dalla città, perché il pericolo era troppo elevato: vedevamo il fumo delle bombe salire mentre attraversavamo il magico Danubio.

Oggi l’incontro non è più attraverso whatsapp ma diretto. Ci vediamo davanti l’albergo e ci scambiamo un abbraccio di quelli che non si dimenticano, è stato come stringere al cuore tutta la sua Comunità. Malliani ci offre alcune pennellate sulla nobile storia degli italiani ad Odessa, sulla situazione attuale, sui rischi che gli abitanti corrono ogni giorno e sulle necessità di chi è rimasto. Prendiamo anche accordi sui contatti istituzionali per celebrare il 2 giugno italiano, la Festa della Repubblica che ribattezziamo, per l’occasione, la “Festa della prossimità per Odessa”.

Il sacerdote ucraino è conosciuto nel mondo per essere stato catturato dai militari russi, tenuto per alcuni mesi prigioniero e torturato perché cappellano militare dei resistenti ucraini. Non ha perso il sorriso né l’energia, non ha perso la voglia di combattere per la libertà dell’Ucraina, non ha perso la fede in Dio e nella Pace tra gli uomini. Ci racconta la sua esperienza. A volte gli occhi si velano di tristezza, ma spesso la voce e il viso sono un concerto di suoni carichi di speranza.

Nel primo pomeriggio, incontriamo il capo dipartimento regionale per i diritti dell’infanzia, una ragazza in gamba e attenta, che ci fornisce alcuni dati sui bambini rimasti senza genitori, spiegandoci attraverso questi numeri l’enormità della tragedia, a cui si cerca di far fronte con l’accoglienza in case famiglia o realtà familiari. Anche lei ascolta le proposte del ROE e insieme si cominciano ad abbozzare alcune idee-progetto da realizzare insieme. Consegna a ciascuno di noi la bandiera ucraina e dopo alcune foto di rito ci ripromettiamo di incontrarci al più presto.

Raggiungiamo quindi i bambini di una Comunità Alloggio di Odessa che sono andati a trascorrere qualche ora di spensieratezza in un agriturismo sulle sponde del Dniestr. Appena arriviamo, il cuore entra in tumulto: vedere venti bambine e bambini dai 3 ai 12 anni emozionarsi e saltare di gioia per questo incontro con degli adulti sconosciuti che neanche parlano la loro lingua fa sgorgare le lacrime. La guerra li ha privati dell’amore dei loro genitori, ma grazie all’affetto di brave volontarie e operatrici ci accolgono cantando e giocando, ci abbracciano con entusiasmo e affetto.

Ad un tratto, noto un bambino che viene allontanato da una ragazzina più grande durante l’esibizione di ballo; si sente mortificato, abbassa il capo e inizia a piangere. Lo raggiungo e lo tengo vicino a me, ma non riesce a smettere di singhiozzare. Lo abbraccio e iniziamo a giocare e a parlare con l’aiuto dell’interprete. Piano piano, prende fiducia e si apre come un fiore bellissimo e profumato. Ci presentiamo, lui si chiama Maxim. Mi regala lo stemma a forma di cuore dell’Ucraina, un lavoretto che aveva preparato con le sue mani. Frugo nelle tasche per cercare qualcosa da donargli e trovo una penna del Senato che da tempo portavo nel taschino: gliela porgo, invitandolo a studiare e scrivere, augurandogli di diventare una personalità, magari un senatore!

Le canzoni non sono solo quelle tipiche dei bambini che si cantano in tutto il mondo, qualcuna è dedicata espressamente al loro Paese. Con i gesti delle mani e le movenze del corpo ci lasciano senza parole per il flusso di emozioni che ci sorprende.

Ci salutiamo con foto e abbracci che resteranno per sempre nella nostra memoria e nei nostri cuori. Prendiamo l’impegno di andarli a trovare l’indomani nella loro Comunità ad Odessa.

Rientriamo in albergo pensierosi e tristi. Questi bambini non meritano quel destino, anche loro dovrebbero avere il meglio dalla vita.

TERZO GIORNO – 2 GIUGNO 2023

La sveglia ad Odessa regala una sensazione speciale. C’è una luce particolare che entra dalla finestra. Affacciandoci al balconcino della stanza, ci viene spontaneo chiederci per quale motivo questa città è segnata da sofferenze e speranze che la rendono, nel crocevia del mondo, simile alla Vienna dei secoli scorsi. Forse perché è un luogo dove la vita artistica e commerciale degli italiani trasuda ed evapora sino a lasciare qualcosa di magico nell’aria? O perché proprio oggi arriva fin qui, direttamente dall’Italia, qualche raggio di luce che porta con sé la strabiliante memoria della nascita della Repubblica?

Nella luce c’è una energia così dinamica che spinge oltre il limite della morte e fa sì che i tanti percorsi dell’umanità si incrocino. L’intensità dei raggi del sole si accresce dei significati di enorme portata storica. È una piacevole sensazione pensarsi a Odessa il 2 Giugno, nel giorno della Festa della Repubblica Italiana! Abbiamo deciso che quest’anno il 2 Giugno si ammanta del significato nobile della Festa della Prossimità verso una Comunità ferita ma ancora piena di voglia di riscatto e di futuro.

Anche oggi il programma è intenso altrettanto quanto il chiarore dell’alba. Una passeggiata intorno all’albergo ci consente di sgranchire le gambe e osservare come la città si risveglia e inizia a vivere, a muovere i primi passi dopo il coprifuoco notturno. Incrociamo visi composti, sguardi forti, passi decisi. La maggior parte del personale in tutti i settori è composto da donne, perché gli uomini sono al fronte. La città è pulita di tutto punto, come pulito è il suo obiettivo: vivere in libertà la sua scelta di essere ucraina ed europea.

Tradizione e modernità fanno capolino da tutti gli angoli, la bandiera nazionale impreziosisce ogni porta. Per strada, si notano i cartelloni pubblicitari che esaltano le gesta dei militari ucraini. Non è possibile dimenticare che ci si trova in un Paese martoriato dalla guerra.

Andiamo a far visita alla Casa Famiglia dei bambini che abbiamo incontrato ieri nell’agriturismo. Voglio rivedere Maxim, già immagino di incontrarlo per fargli una sorpresa. Arriviamo in un bel contesto di verde nel cuore della città. La Casa Famiglia è pronta ad accoglierci, i bambini giocano in giardino. Appena scendiamo dal furgone, ci vengono incontro per abbracciarci di nuovo con una spontaneità che scioglie il cuore. Non vedo tuttavia Maxim. Mi volto e lo cerco tutto intorno con lo sguardo, poi ad un tratto scorgo la sagoma di un bimbo stagliata nel chiarore di un raggio di sole che avanza verso di noi. È lui! Ci salutiamo battendo il cinque con le mani. Gli ricordo le raccomandazioni del giorno prima e gli dono un’altra penna per incoraggiarlo a scrivere una bella pagina della sua vita: studia e scrivi, Maxim, leggi e realizza i tuoi sogni.

Vogliamo dare anche a questi bambini una mano, come il Volontariato organizzato sa fare in Italia, nei contesti più difficili, o in giro per il Mondo, dove è necessario aiutare concretamente, oltre che con il cuore.

La struttura è bella, ma ha bisogno di qualche lavoro di ristrutturazione per essere completata. Facciamo il giro delle stanze, della mensa, dei locali: tutto è aperto, squadernato davanti ai nostri occhi, pulito e ordinato.

Facciamo un briefing con la Direttrice e gli operatori. Nel frattempo, arrivano dei liceali per passare da volontari un po’ del loro tempo con i bambini. Prendiamo appunti e i primi accordi. Si può fare, si può cooperare: idee e approcci reciproci sono in sintonia.

La situazione più preoccupante è quella del locale che dovrebbe essere adibito a rifugio antiaereo. Purtroppo non ha i requisiti per essere abitabile. Ci dicono che quando c’è l’allarme tutti restano nella casa. La notizia ci stringe il cuore.

Lasciamo la Casa Famiglia con il cuore pieno di emozioni e ci dirigiamo all’Ospedale Civile di Odessa. Arriviamo un po’ in anticipo, così possiamo guardarci intorno. È una vasta e curata realtà ospedaliera: costruita nel 1902, ha subito di recente una profonda modernizzazione, in armonia con la struttura urbanistica molto bella e accogliente.

Ci raggiungono il Vice Sindaco, che è anche Medico, il responsabile dell’Ospedale e alcuni Medici. Iniziano con spontaneità e simpatia le reciproche presentazioni e subito cominciamo a dialogare e confrontarci. Ci raggiungono puntuali il Sindaco e Attilio Malliani, che prendono possesso degli aiuti umanitari nel frattempo ben classificati, fotografati e inventariati: il materiale sanitario, i generatori elettrici, la moderna e attrezzata ambulanza. Tutto è destinato ai civili. Il loro ringraziamento è particolarmente sentito.

Ci mostrano la sala del ricevimento e ci fanno visitare la struttura, per conoscere le specializzazioni presenti e le caratteristiche principali dei servizi offerti. Veniamo a sapere anche delle cure apprestate ai feriti e questo ci riporta alla mente il contesto drammatico della maledetta guerra che queste persone affrontano a testa alta, con la consapevolezza che la forza necessaria per la resistenza non deve sfigurare il loro amore per la Pace e la Multiculturalità che contraddistingue la storia e la realtà di Odessa.

Ci spostiamo poi nella sede del Comune, sito nella zona più bella di Odessa: meravigliosa e affascinante, artistica ed elegante, ma comunque segnata dalle postazioni militari. Siamo sopra il porto, facile bersaglio delle navi russe che con i loro potentissimi missili assediano e bloccano la città.

Il confronto è lungo, onesto e costruttivo. Si gettano così le basi per nuove tappe di fraternariato e di cooperazione. C’è molto da fare, ma c’è anche moltissimo da ripensare e riprogettare insieme, per dare al cammino dell’umanità un segno di Pace, di Giustizia e di Salvaguardia del Creato.

Ci viene offerta la possibilità di una veloce visita a monumenti per adesso chiusi e ben protetti. Ci attrae in particolare la famosa scalinata del film “La corazzata Potëmkin”. Entriamo poi nel famoso Teatro dell’Opera, una luccicante meraviglia, tenuto aperto e in piena attività, dove alcuni posti vengono sempre riservati ai militari in congedo. Odessa anche così vive e non si rassegna! E’ una scelta che qualifica la resistenza del popolo ucraino che nonostante la guerra non vuole snaturarsi e non vuole cancellare la caratteristica di questa città: una città aperta, un luogo di integrazione e di aperturale culturale e commerciale.

Lasciamo Odessa nel tardo pomeriggio. Riprende il lungo viaggio del ritorno attraverso la Moldavia e la Romania.

QUARTO GIORNO – 3 GIUGNO 2023

Viaggiamo tutta la notte per tornare all’aeroporto di Iași, dove con qualche difficoltà riusciamo a imbarcarci sul volo di ritorno.

Durante il viaggio, non facciamo che ripercorrere le emozioni e le esperienze profonde e toccanti vissute in questo viaggio, che già ci motivano per una nuova missione. Fervono infatti i preparativi per la terza Missione Umanitaria. Odessa ci ha preso il cuore, adesso comprendiamo come possa avere ispirato una canzone senza tempo come “O Sole mio”!