Giuseppe Lumia

LA MIA VITA IN PARLAMENTO

Il primo dovere che ho sentito sgorgare nel mio cuore quando sono stato eletto in Parlamento è stato quello di dedicarmi a tempo pieno a questo impegno istituzionale, lasciando tutte le altre mie attività professionali e sociali per dare piena e concreta centralità alla vita parlamentare.

Ho cercato di utilizzare anche un metodo relazionale e aperto ed evitare così la trappola insidiosa dell’autoreferenzialità. Fin da subito, ho dato tutto me stesso, con rigore, innanzitutto nello studio delle iniziative legislative, per portarle avanti con fervore in un costante collegamento con la società, in modo da costruire ipotesi normative partecipate e condivise.

Ho applicato questo metodo di approccio al lavoro parlamentare in tutte le sei legislature che ho vissuto tra Camera e Senato, impegnandomi sui più disparati temi sociali, economici e istituzionali nelle varie Commissioni in cui ho lavorato: Affari Sociali, Difesa e Ricostruzione del Belice alla Camera, Bilancio e Giustizia al Senato.

Sono stato eletto alla Camera nel 1994, nel pieno della crisi della cosiddetta Prima Repubblica: i Partiti stavano venendo meno e cominciavano ad emergere tutti i problemi, che via via si acuiranno, legati alla incapacità di selezionare la classe dirigente o di supportare il lavoro sia parlamentare che politico con legami territoriali e sociali qualificati e partecipati. Ecco perché l’attenzione al fare “con”, piuttosto che fare “per”, è stata per me una costante stella polare del pensare e agire da membro del Parlamento.

Avendo alle spalle una lunga militanza nel volontariato e nell’associazionismo, la prima scelta da neoparlamentare è stata quella di entrare a far parte della Commissione Affari Sociali della Camera, che ha competenza anche sulla sanità, trovandola naturalmente più congeniale alle mie caratteristiche. Ho potuto così approfondire tutte le tematiche a cavallo tra il sociale e la sanità, legate soprattutto alle questioni del disagio sociale e delle discriminazioni civili.


Il primo banco di prova di un certo rilievo è stato quello dell’effettiva chiusura degli Ospedali Psichiatrici, più noti con il nome di manicomi: infatti, la straordinaria e avanzata legge Basaglia, varata nel 1978, non veniva ancora applicata. Ho deciso allora di agire in tre direzioni. Con il mondo del Volontariato, sono andato a fare sopralluoghi in diversi manicomi in tutta Italia e ho fatto emergere ancora una volta il degrado in cui vivevano le persone recluse a causa del loro disagio mentale. Ho proposto e diretto, in qualità di relatore, un’Indagine Conoscitiva della Camera dei Deputati per mettere a fuoco problemi e soluzioni: il documento conclusivo è stato approvato all’unanimità. Sulla base del lavoro svolto, ho predisposto una serie di norme per la chiusura realmente definitiva degli Ospedali Psichiatrici e l’avvio della realizzazione di una rete di servizi alternativi.

Ho compiuto lo stesso lavoro per la riforma della Croce Rossa Italiana.

Mi sono impegnato poi per la riforma della legge quadro sui servizi sociali, con una proposta di legge a mia prima firma (Atto Camera 1832 – XIII Legislatura) che è confluita nella importantissima legge quadro n. 328 del 2000. Finalmente si è così superata la legge Crispi risalente addirittura al 1890, secondo cui i diritti sociali erano opzionali, piuttosto che diritti garantiti ed esigibili attraverso servizi aperti e relazionali con le famiglie e il territorio, per cui si ricorreva a istituti chiusi e totalizzanti.

Ma l’iniziativa legislativa che più mi ha coinvolto è stata la legge sulla rete delle Comunità Terapeutiche e dei Servizi Pubblici dei SERT, per la promozione di un approccio integrato e personalizzato alla prevenzione e alla cura delle dipendenze patologiche. La legge n. 45 del 1999, che ho curato come relatore, è infatti chiamata “legge Lumia”.

Una legge che ha davvero segnato la storia dei diritti civili in Italia è stata quella sulle Unioni Civili, la legge n. 76 del 2016: con la relatrice Monica Cirinnà e Sergio Lo Giudice, abbiamo svolto un lavoro certosino e coraggioso, che ha prodotto un risultato innovativo e avanzato.

Un’attività parlamentare che ha assorbito le mie migliori energie è stata quella che ho svolto nella Commissione Parlamentare Antimafia, protrattasi dal 1996 fino al 2018, nella quale ho ricoperto tutti i ruoli: semplice componente, Capogruppo, Vice Presidente e Presidente. È stato un lavoro intenso e impegnativo, nel quale ho messo in gioco tutto, perfino la mia vita, avendo subito una condanna a morte da parte della mafia, accertata in sede giudiziaria, e dovendo resistere a ignobili mascariamenti di ogni tipo.

Durante la mia Presidenza, la Commissione ha svolto numerose inchieste, in particolare ha portato a termine quella sul Caso Impastato.

Ho inoltre promosso a livello internazionale la legislazione del “doppio binario”, cioè misure rigorose per contrastare la criminalità organizzata, che oggi sono racchiuse nel Codice Antimafia, di cui sono stato relatore.


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