PRIME RIFLESSIONI SULLE ELEZIONI EUROPEE

PRIME RIFLESSIONI SULLE ELEZIONI EUROPEE

1) Il vento della destra nazionalista, sovranista ed estrema è stato forte. Si è abbattuto sulla fragile e farraginosa democrazia costruita intorno all’Unione Europea. Ma attenzione, non ha avuto la conseguenza nefasta di distruggere del tutto l’assetto politico posto a guida dell’Unione, che si conferma in grado di rifare un governo con i protagonisti principali delle realtà politiche pro-Europa come i popolari, i socialisti e democratici e i liberali nella coalizione ben conosciuta come “Ursula”. Vedremo cosa farà la Presidente del Consiglio quando bisognerà indicare il Presidente della Commissione europea a cui va il sostegno italiano, se a un esponente dell’alleanza pro-Europa o, viceversa, alla destra anti-Europa.

2) Adesso si pone un problema serio: la coalizione pro-Europa “Ursula” resterà bloccata a difendere il fortino dell’Unione Europea oppure prenderà il coraggio progettuale di avviare una inedita fase costituente della nuova Europa, per renderla più federalista, più sociale e più integrata? Se giocheremo in difesa dell’attuale assetto dell’Europa, rischieremo l’osso del collo con ricadute nefaste sui Paesi come il nostro sul versante del welfare pubblico, dei diritti sociali e civili e sulle politiche ambientali. Se sapremo invece innovare sia sul piano istituzionale (con l’assetto Federale), sia sul piano della lotta moderna alle disuguaglianze di reddito, generazionali, di genere e territoriali, si potrà aprire una fase nuova e innovativa che finalmente ponga i responsabili politici di ogni Paese di fronte alle loro responsabilità nel farsi carico del compito di affrontare le drammatiche sfide del nostro tempo, promuovendo la pace, la lotta alle disuguaglianze e alle discriminazioni, così pure alle mafie e alle povertà.

3) La questione sociale in Europa e in Occidente è troppo carica di disuguaglianze. Se il ceto medio basso soffre nella sua capacità reddituale e nella sua funzione culturale e politica, si lasciano autostrade aperte alla crescita delle destre estreme. Stesso ragionamento vale per le altre disuguaglianze. Basta vedere i danni causati dalla Brexit, il ruolo dannoso di Trump e l’implosione politica della Germania e della Francia. La stessa transizione ecologica è possibile solo se avremo ancorato socialmente tale sfida nel contesto reale della vita quotidiana del ceto medio e di quello più basso, sia nel mondo del lavoro che di quello delle piccole e medie imprese, in particolare nell’agricoltura e nell’artigianato.

1) In Italia vince chiaramente Fratelli d’Italia, ma in voti assoluti ancor di più il PD. L’assetto politico che viene fuori dalle elezioni ci consegna un Partito con una leadership chiara sia nel centrodestra sia nel centrosinistra. Fratelli d’Italia e Partito democratico sono i due partiti che hanno ricevuto una forte legittimazione elettorale per guidare i due poli, da lasciare alternativi e in competizione progettuale ed elettorale. Il PD è la prima forza politica in seno alla realtà europea socialista per cui ha la responsabilità di spingere verso il rilancio di un assetto Federale dell’Unione Europea.

2) Il centrodestra ha tuttavia un certo vantaggio politico: è piuttosto unito e sa gestire le pur forti diversità interne con maggiore abilità e convergenza. Il centrosinistra è potenzialmente vasto, alla pari sostanzialmente della coalizione di centrodestra. È pure competitivo nel comprendere al meglio bisogni e desideri dei cittadini ma al suo interno è ancora rissoso e divergente. Spetta alla Segreteria Nazionale del PD lavorare per costruire una solida alleanza progettuale di respiro europeo ben radicata nei territori e nella vita reale della gente. Bisogna inoltre gestire la crisi delicata del Movimento 5 Stelle, così come l’eclissi prevedibile delle formazioni centriste dei cosiddetti “partiti-IO” di Renzi e Calenda ed evitare che la forte crescita dei Verdi e della Sinistra radicale si trasformi in un’ulteriore fonte di conflitti di antica memoria.

3) La scarsissima partecipazione elettorale ci induce a riflettere sulla necessità di ripensare e riprogettare la politica nei suoi ideali, nella sua capacità di governo, nella formazione e nella selezione della classe dirigente, nella struttura organizzativa. Delegare tutto alla leadership dell’“IO” comunicativo è un grave errore culturale e politico. Abbiamo bisogno di rigenerare la dimensione partecipativa del “NOI”, aperto e ben radicato, qualificato e appassionato. Così l’Italia può ritornare a svolgere una funzione centrale nei più avanzati assetti istituzionali e sociali di cui deve dotarsi l’Europa.

4) Nel Sud dal risultato elettorale è emerso che il Partito Democratico è oggi il primo Partito, sebbene non riesca ad ottenere un analogo risultato nell’importante regione della Sicilia. Le questioni da affrontare sono molteplici e complesse, ma le potenzialità per decollare ci sono tutte. Bisogna pertanto strutturare una strategia e un’idea-progetto per investire nel Sud, liberarlo dai suoi gravi limiti e potenziare tutte le sue innegabili qualità richiedendo con forza un piano europeo di vasti investimenti. Un passaggio decisivo sarà il referendum contro l’autonomia differenziata voluta dalla Lega e dal centrodestra. Una riforma che relegherebbe di fatto il Sud alla marginalità perenne e lo abbandonerebbe alla deriva.

C’è insomma molto da ripensare e riprogettare alla luce dei risultati elettorali per dare un futuro migliore all’Europa sia nella sua vita interna che nel travagliato contesto globale.