LA SENTENZA DI PRIMO GRADO DEL MAXIPROCESSO NEBRODI ASSESTA UN DURO COLPO ALLA RICCA E POTENTE MAFIA DEI PASCOLI.

LA SENTENZA DI PRIMO GRADO DEL MAXIPROCESSO NEBRODI ASSESTA UN DURO COLPO ALLA RICCA E POTENTE MAFIA DEI PASCOLI.

La mafia dei Nebrodi subisce un primo colpo. A Patti, in provincia di Messina, si è concluso il Processo di primo grado. Oltre 600 anni di pene erogate per 91 condanne. Un maxiprocesso difficile, che ha richiesto molto impegno da parte degli investigatori e della Magistratura, e comunque giunto in tempi veloci a questa prima conclusione.

Pensieri su pensieri affollano la mia mente: quanti sacrifici, quanti rischi, quanti conflitti, quanti mascariamenti…

Penso alle giornate intere impegnate a promuovere l’idea-progetto di legalità costituzionale e sviluppo sostenibile socialmente e ambientalmente per liberare i Nebrodi dal gioco mafioso.

Penso alla scelta del Presidente Crocetta di chiamare Antoci a svolgere la funzione di Presidente del Parco dopo anni e anni di commissariamento, per imprimere una svolta di legalità e sviluppo, in un territorio dalle mille potenzialità.

Penso a Peppe Antoci, alla sua famiglia, ai ragazzi della sua scorta, agli investigatori che hanno dato l’anima e messo in gioco tutto per denunciare la mafia e accompagnare gli amministratori locali dei Comuni del Parco e gli operatori economici nel cammino di riscatto e di emancipazione.

Penso a quella terribile notte, quando fu consumato l’attentato ad Antoci e alla scorta. Penso alla bella reazione di molti cittadini e di tante forze sociali e politiche, ma penso anche ai vigliacchi mascariamenti di ogni tipo messi successivamente in atto.

Penso soprattutto al successo del “Protocollo Antoci”, basato sulla intuizione di quale fosse il nodo centrale dell’arricchimento incontrollato della mafia dei Nebrodi. Mi riferisco alla previsione della verifica della certificazione antimafia per tutte le aziende, anche per quelle che aggiravano abilmente questo presupposto scendendo sotto la soglia stabilita dalla legge. Da quel momento è emerso un esteso contesto mafioso che agiva impunemente senza che lo Stato esercitasse i dovuti controlli.

Penso alla scelta del Presidente Crocetta di rendere il Protocollo Antoci un modello allargato alla gestione di tutti i Parchi presenti in Sicilia.

Penso alle norme scritte di mio pugno che in Parlamento sono state ufficialmente inserite nel Codice Antimafia.

Penso a questo importante processo, alla bravura delle Forze dell’Ordine, della Magistratura, dell’Avvocatura.

Sia chiaro, i Nebrodi sono un territorio straordinario: bello all’inverosimile, con una biodiversità unica al mondo. Dalle sue cime si possono scorgere allo stesso tempo l’Etna maestoso e il mare con le isole eoliane, che sembra di poter sfiorare con la mano, mentre in cielo volteggiano aquile e aironi. Insomma, un contesto baciato dalle migliori qualità del creato. Anche i suoi paesini sono da visitare, sono borghi bellissimi e accoglienti e la gente che vi abita è stupenda: onesti e laboriosi lavoratori e operatori agricoli, artigianali, turistici.

Eppure la mafia c’è, si fa sentire con la sua arroganza e violenza, imponendo spesso la sua “legge”. Guai a negare o a minimizzare la sua devastante presenza. Va pertanto conosciuta e combattuta da tutti, ognuno con il suo ruolo, e soprattutto da uno Stato pronto e non colluso.

Che mafia è? Ricca e potente. Altro che arretrata “mafia dei pascoli”, la cui definizione può trarre in inganno, perché potrebbe darci l’impressione di essere una mafia retriva, del passato, residuale e marginale. Come agiva? Con i mezzi più sofisticati che la tecnologia consente per aggirare le norme e accaparrarsi le risorse europee destinate ai veri agricoltori e allevatori. Non mancano naturalmente in questo gioco mafioso i colletti bianchi, che si sono messi al loro servizio, o perché direttamente legati a loro o perché collusi. In questo contesto fanno come sempre capolino anche killer spietati pronti ad agire. Così gli affari sono diventati lucrosi, in diversi casi perfino più lucrosi della stessa “cocaina connection”. 

Per chi vuole capire di più, può fare riferimento a ben sette interrogazioni che ho presentato in Parlamento, dove si spiegano bene, con tanto di nomi e cognomi dei boss, le attività e le collusioni dei clan mafiosi che agiscono in questo territorio. (per consultare le interrogazioni cliccare sui link in calce all’articolo)

Un meccanismo mafioso diffuso ovviamente molto oltre il territorio dei Nebrodi. È presente in tutto il Paese e in tutta Europa. Sì, purtroppo le mafie da tempo si sono radicate e operano su larga scala per accaparrarsi le risorse pubbliche e comunitarie che dovrebbero rilanciare le aree interne, soprattutto nelle zone montane.

Combatterle è possibile. Attenzione, bisogna comunque non abbassare la guardia ed essere ben consapevoli che contro questo tipo di mafia si è solo all’inizio di un percorso. Sarebbe necessaria più che mai un’azione sistemica e continua, a cui lo Stato deve dedicarsi con maggiore determinazione e coerenza. Solo qualche esempio:

  • È alla portata dello Stato impegnare un gruppo di magistrati della Procura Nazionale Antimafia in questa azione di contrasto su tutto il territorio nazionale ed europeo, attivando la stessa Procura europea e le squadre investigative comuni che sono già previste.
  • Non è difficile utilizzare i reparti speciali delle nostre Forze di Polizia sul piano repressivo, per agire in quelle aree interne e impervie, e togliere alle mafie il controllo ossessivo del territorio. Con lo stesso piglio bisogna agire sul piano finanziario, per colpire i complessi e opachi meccanismi burocratici e finanziari.
  • È possibile prevenire il fenomeno, con l’applicazione di quanto previsto nel Codice Antimafia, attraverso il capillare uso delle interdittive e delle misure patrimoniali di sequestro e confisca, stando molto attenti al loro riutilizzo sociale e produttivo da destinare agli operatori onesti.
  • È maturo il tempo per promuovere concretamente, sull’esempio dell’efficace lavoro svolto da Antoci quando era Presidente del Parco dei Nebrodi, lo sviluppo sostenibile locale, con risorse adeguate, tecnici qualificati e misure sburocratizzate e di facile e immediata applicazione, come il credito d’imposta e l’uso corretto e trasparente dei bandi europei.

Per adesso un primo segnale è arrivato, ma tanti altri dovranno seguire oltre che sul piano giudiziario anche sul piano sociale, culturale, economico e politico.

L’impegno continua!

Interrogazioni presentate: