FEMMINICIDIO: BISOGNA AGIRE E ANDARE ALLA RADICE DELLA VIOLENZA.

FEMMINICIDIO: BISOGNA AGIRE E ANDARE ALLA RADICE DELLA VIOLENZA.

Per denunciare, chiama il 1522

I casi di femminicidio continuano, è uno strazio che non si ferma. Ogni giorno si consumano reati sempre più devastanti contro le donne e spesso anche contro i figli. Restare indifferenti o limitarsi a fare spallucce è da evitare in ogni modo. Ma anche l’indignazione, seppure importante, non basta più. Il dolore che sinceramente si prova deve essere trasformato in impegno per agire, agire bene e agire velocemente, per andare alla radice del male e debellare questo fenomeno gravissimo con convinzione e sistematicità.

Non mi stanco mai inoltre di ripetere alle mie figlie che bisogna tenersi lontano dagli uomini violenti, bisogna saper leggere per tempo i segnali e mai giustificarli. Occorre rivolgersi alle forze dell’ordine senza paure e timidezze.

Così pure le leggi devono essere applicate senza tergiversare, con una meticolosità particolare e man mano verificata in tutti gli aspetti.

Naturalmente il rigore dello Stato nel colpire questi reati deve essere massimo. Ma dobbiamo sul serio agire anche sul versante della prevenzione.

Prima regola: le donne devono avere una piena autonomia economica, che è il miglior viatico per la loro piena libertà e per non sottostare anche a quella microviolenza quotidiana che spesso sono costrette a subire. L’emancipazione passa sempre dal lavoro e dalla possibilità, al primissimo segnale, di poter scegliere un’altra strada e mettersi alle spalle rapporti distorti e malsani.

Seconda regola: è necessario mettere mano a un progetto sistematico nazionale che coinvolga tutta la società e faccia leva soprattutto sui due pilastri della scuola e della famiglia per educare al dialogo, alla gestione dei conflitti umani, senza mai ricorrere alla violenza e alla sopraffazione.

Terza regola: bisogna sostenere il lavoro delle associazioni, i gruppi di volontariato e chi opera nei centri antiviolenza e nelle case rifugio, che sanno in concreto quali drammi si consumano all’interno delle famiglie, sanno a quali rischi si va incontro quando non si accettano le separazioni, sanno come aiutare le vittime a denunciare, sanno quali difficoltà si devono affrontare per reinserirsi nella società e nel lavoro, per accudire i propri figli in questi contesti attraversati dalla violenza. Insomma, in questi anni si sono aperte faticosamente strade nuove su cui tutti dobbiamo incamminarci quotidianamente.

Quarta regola: in un contesto di separazione o divorzio, anche i bambini devono essere protetti meglio dai genitori violenti, sino al punto di proibire a questi ultimi di vedere o incontrare i propri figli.

Ma c’è un presupposto che è innegabile e va detto con estrema sincerità. Anche questo non mi stanco mai di ripeterlo: il problema siamo noi uomini! Dobbiamo liberarci dal maschilismo, dobbiamo accettare la parità reale con le donne, dobbiamo estirpare l’uso della forza e della vendetta quando i rapporti si logorano ed è bene che siano sciolti da qualunque vincolo forzato e ricattatorio. Dobbiamo nascere a vita nuova, sotto il segno del rispetto della differenza di genere, della fraternità e del riconoscimento pieno dei valori e delle capacità che oggi innegabilmente si trovano nelle donne, in tutti gli ambiti, sociali, economici ed istituzionali.

Insomma è il tempo di un vero cambiamento culturale, così come è anche il tempo dell’azione, perché sono due facce della stessa medaglia. Agire, agire bene, agire velocemente. Progettare, progettare bene, progettare adeguatamente.

Per denunciare, chiama il #1522