È STATO DATO IL VIA ALLA CAMPAGNA ELETTORALE: ADESSO CUORE E TESTA PER NON SPRECARE ANCHE QUESTO DELICATISSIMO PASSAGGIO ELETTORALE

È STATO DATO IL VIA ALLA CAMPAGNA ELETTORALE: ADESSO CUORE E TESTA PER NON SPRECARE ANCHE QUESTO DELICATISSIMO PASSAGGIO ELETTORALE

Sono giorni febbrili: al caldo afoso alimentato dal cambiamento climatico si aggiunge l’atmosfera rovente prodotta dalla crisi della politica.

Il Presidente della Repubblica ha fatto di tutto per salvare la Legislatura e per evitare che anche questi mesi finali potessero causare danni incalcolabili al Paese. Ha dovuto prendere atto, seppure a malincuore, che l’unica soluzione rimasta è quella dello scioglimento delle Camere. È stato così dato il via al percorso che, tappa dopo tappa, ci porterà al 25 settembre, giorno delle elezioni.

Su quanto è successo al Governo Draghi non bisogna fare spallucce o giocare allo scaricabarile. La realtà è del tutto evidente: ancora una volta la politica, chiamata a decidere, ha fatto flop. Le responsabilità di questa assurda crisi sono naturalmente diverse. Sappiamo bene anche di chi sono le più gravi, nonostante ogni Partito cerchi di addossare con molta sfacciataggine agli altri la colpa di certe scelte e strategie.

Non si può nascondere, comunque, che complessivamente siamo lontani da quello di cui il Paese e l’Europa necessitano e da ciò che meritano. La crisi della politica ancora una volta è venuta fuori in tutta la sua drammaticità. Se ne parla criticamente dappertutto e ne sentiremo discutere in Italia e nel mondo chissà per quanto tempo.

Il primo passaggio è quello più politico delle alleanze, ne vedremo di tutti i colori. Il sistema elettorale attuale, il “Rosatellum”, favorisce ampie aggregazioni; senza di queste sono “dolori”, soprattutto per il tradizionale Centro-Sinistra. Ma anche su questo argomento la cronaca politica non farà mancare notizie e di conseguenza commenti a iosa. Mi auguro solo che chi ha sostenuto il governo Draghi sino alla fine e con il voto di fiducia trovi il modo serio e leale di dialogare e di costruire un’alleanza pure sul piano elettorale.

Il passaggio successivo è quello più istituzionale della presentazione dei simboli e delle liste di candidati. La cronaca sarà piena della inevitabile sottolineatura sul fatto che la stessa riduzione del numero dei Parlamentari (adesso sono 400 alla Camera e 200 al Senato) possa accentuare la selezione delle candidature verso i “nominati” piuttosto che verso i possibili “eletti” dai cittadini. Chissà quanti particolari più o meno fondati leggeremo sulla scelta dei nomi… Mi auguro che siano scelte personalità tra le più capaci all’interno dei Partiti e si coinvolgano nelle candidature quei dirigenti delle organizzazioni sociali che già da anni vivono la propria esperienza di leadership all’insegna del “noi partecipativo”, della “progettualità concreta” e della “capacità organizzativa”.

Ma c’è una domanda che spicca anche su queste fasi più scontate: “Qual è il rischio maggiore che si corre durante la campagna elettorale, nel confronto serrato tra i Partiti?”. Purtroppo la risposta è semplice: il rischio è che sia svilita la dimensione della progettualità politica. La rissa, la demonizzazione dell’avversario fanno solo del male alla già risicata partecipazione elettorale, mentre un chiaro e anche duro confronto progettuale sulle grandi opzioni può dare maggiore senso e valore al voto.

Il Centro-Sinistra, che potrebbe trovarsi in seria difficoltà, deve finalmente mostrare coraggio, apertura e lucidità. Il PD deve sentire che è il momento propizio per venir fuori con una nitida visione progettuale del Paese e del suo ruolo da protagonista in Europa.

Alcuni spunti di una possibile progettualità, allora, vanno da subito evidenziati

1. EUROPA SÌ, EUROPA NO. È la cornice politica su cui chiamare veramente gli Italiani a pronunciarsi. Le elezioni dovranno diventare una sorta di referendum tra un Centro-Destra a trazione sovranista e squilibrata a destra, sostanzialmente in molti punti addirittura antieuropea, e un’alleanza di Centro-Sinistra che deve avere la lucida capacità progettuale di investire senza indugi sull’Europa: non tanto sull’attuale e molto limitata Unione Europea, quanto invece sugli Stati Uniti d’Europa.

Senza questa inevitabile progressiva evoluzione, l’Europa non potrà costruire uno spazio vitale di pace, di uguaglianza, di economia, di welfare, di lotta alle mafie. È uno spazio richiesto in questo maledetto momento storico così dilaniato dalle guerre, con in testa quella della Russia contro l’Ucraina, dal devastante cambiamento climatico, dalle insopportabili disuguaglianze e dalle difficoltà nel sapere armonizzare le politiche di reddito per rilanciare il lavoro e le politiche fiscali per sostenere senza squilibri le imprese. È uno spazio che ci è richiesto dalla necessità di avere una sola politica energetica, un solo esercito, una sola politica estera e così via. È uno spazio che ci è imposto dall’attuale situazione geopolitica, che assegna non solo ai nostri alleati, gli Stati Uniti, ma anche alla Cina e alla Russia un ruolo eccessivo e non in grado di dare alla globalizzazione quella governance adatta a renderla giusta e rispettosa dei diritti umani e ambientali.

Non sottovalutiamo la disponibilità dei giovani in tal senso: tre su quattro sono per procedere veloci verso gli Stati Uniti d’Europa sino al punto che vedrebbero di buon occhio un referendum vero e proprio sul carattere da assegnare al futuro dell’Europa. Va presentata in sostanza una road map del nostro impegno, per dare al nostro continente un nuovo e praticabile assetto Federale.

Solo con questa scelta di fondo la campagna elettorale sarà capace di far comprendere le vere differenze con i sovranisti e i populisti e saprà motivare le belle passioni e progettualità presenti capillarmente nella società.

2. IL CETO MEDIO-BASSO AL CENTRO DELLE SCELTE DI POLITICA ECONOMICA. Non giriamoci intorno: la crisi economica è devastante, così anche quella della partecipazione politica. Senza il benessere del ceto medio-basso non c’è futuro solido per la nostra sgangherata democrazia e per immettere nell’economia quella potente energia indispensabile per far decollare la domanda interna. Il rilancio del reddito del ceto medio-basso è ormai la priorità delle priorità. Bisogna, ad esempio, schierarsi apertamente per il salario minimo e per un cospicuo abbattimento del cuneo fiscale, per raggiungere nei 5 anni della legislatura la meta di non far vivere nessuno sotto la soglia dei 2.000 euro. Il rilancio del reddito da lavoro e da pensioni deve diventare in sostanza il chiodo fisso dell’impegno elettorale e del nuovo patto sociale da offrire lealmente agli italiani.

Nel primo anno di vita parlamentare e di governo bisogna intervenire sul reddito dei docenti delle scuole, nel secondo anno su quello delle forze dell’ordine e del pubblico impiego e così via, per adeguarlo ai migliori standard europei. Stesso percorso deve avvenire nella contrattazione privata, naturalmente con molta attenzione al miglioramento delle nostre performance produttive e innovative. Così anche le proposte per combattere le altre disuguaglianze generazionali, di genere e territoriali acquistano spessore reale e possono essere condivise da un ampio consenso sociale oltre che elettorale.

Insomma, bisogna evitare i soliti lunghi programmi di buoni propositi, generici e banali! Per dare al Paese un futuro migliore bisogna ripartire decisamente dal benessere del ceto medio-basso.

3. LOTTA AL CAMBIAMENTO CLIMATICO. Anche su questa realtà, i cui pesanti effetti viviamo quotidianamente, bisogna predisporre scelte dirompenti con tempi certi e più brevi rispetto a quelli previsti in sede di accordi internazionali. Bisogna investire realmente sull’energia alternativa con quote finanziarie e senza più inutili vincoli burocratici. Ogni edificio pubblico, ad esempio, dovrebbe essere alimentato da energia solare. Alle aziende deve essere facilitato il raggiungimento in tempi ristretti dell’autosufficienza energetica. Le stesse Comunità Energetiche devono essere messe nelle condizioni di diventare un solido e certo punto di riferimento per le famiglie e le imprese.

Sull’assetto idrogeologico del Paese bisogna avanzare, per ogni territorio, proposte dalla portata storica, per risanare la rete idrica, consolidare gli argini dei fiumi, ripristinare i bacini, curare i laghi, i mari e le montagne.

Sulla tanto discussa ristrutturazione e manutenzione delle case private, delle Chiese, degli Alberghi, degli opifici bisogna dare certezza e consistenza agli investimenti, a partire dal Superbonus, per renderlo meno aggrovigliato e assicurargli una lunga permanenza, per almeno 5 anni di legislatura, imponendo semmai tariffari sui prezzi e controlli severi. Sono solo cenni progettuali che ci aiutano a capire che bisogna fare sul serio in termini operativi e concreti.

4. LA SICUREZZA COME IMPEGNO REALE. C’è poco da fare, la sicurezza dei cittadini rispetto ai reati comuni e alle aggressioni mafiose non può essere trascurata e chiamata in gioco solo nelle ricorrenze, o per strumentalizzazioni politiche pericolose. Le città devono essere sostenute per la loro rigenerazione e rese più sicure e libere di crescere in sostenibilità sociale e ambientale. Prevenzione e rigore passano da un rilancio forte e dettagliato delle polizie di prossimità: non si può più assistere inermi alla crescita esponenziale delle baby gangs e alla continua riorganizzazione delle mafie. La prevenzione sociale va esercitata realmente nei quartieri a rischio con la scuola a tempo pieno e con un coinvolgimento coprogettuale del mondo del Volontariato e del Terzo Settore.

È un lavoro costante e di lunga durata, che non esclude misure severe, come i processi per direttissima con il ricorso all’istituto della messa in prova per i giovani che delinquono. Nella lotta alle mafie, è indispensabile rimanere ancorati alle misure del “doppio binario”, previste dal nostro Codice Antimafia, per sradicare finalmente il loro sistema di collusione sociale, che in molti quartieri diventa anche elettorale.

5. TENERE INSIEME LA PROMOZIONE DELLE POLITICHE SOCIALI E DEI DIRITTI CIVILI.  Pensare di dare una priorità a un aspetto per poi farlo seguire dall’altro è un errore politico imperdonabile. Scuola, sanità, trasporti richiedono scelte forti, come anche la promozione dei diritti civili, dove siamo ancora in notevole ritardo rispetto ai Paesi europei più avanzati.

Naturalmente, sono scelte che devono avere un profilo altrettanto concreto: ad esempio, è da prevedere l’abolizione dei dispendiosi test di ingresso per accedere alla formazione universitaria, sostituendoli con una selezione di merito nel corso del primo biennio dell’iter accademico.

Non è banale o secondario investire sulla presa in carico da parte dei Servizi sociali e del Terzo settore dei minori e degli anziani, con progetti-obiettivo biennali misurabili e operativi. Bisogna inoltre ridare autonomia e sostegno al Volontariato organizzato, con le dovute correzioni dell’attuale normativa. Così sulle Dipendenze e sulle malattie degenerative è indispensabile investire soprattutto attraverso la medicina territoriale.

Lo stesso piglio operativo si deve avere per approvare definitivamente tutta la gamma delle principali leggi sui Diritti Civili, già nei primi due anni della prossima Legislatura. Misure mirate, approccio dinamico, verifica dei risultati: deve essere questo il nuovo ritmo legislativo e di governo.

È chiaro che queste sono solo alcune tracce di un possibile lavoro ben più ampio e complesso da compiere, per evitare che anche questa campagna elettorale sia una grande occasione mancata e si trascini ulteriormente il declino del nostro stupendo Paese, lasciato da tempo senza una cura responsabile, che rischia ora di diventare un gravissimo problema per l’Europa, perché mal guidato da una classe dirigente espressione della crisi della politica.

Di seguito il riepilogo dei seggi assegnati nelle circoscrizioni. I grafici sono tratti dal dossier del Servizio Studi di Senato e Camera dei deputati sull’Atto del Governo n. 225, per la determinazione dei collegi uninominali e plurinominali

CAMERA DEI DEPUTATI:


SENATO DELLA REPUBBLICA: