
A Milano, al Congresso di FeDerSerD, si è riflettuto e si è convenuto sul da farsi per evitare che la prossima Conferenza nazionale sulle dipendenze sia un’occasione mancata o, addirittura, un momento divisivo e regressivo.
Tra gli operatori di frontiera, le idee e la progettualità sono ormai chiare e al servizio delle scelte politiche. Ma la politica è pronta a scegliere percorsi seri e scientificamente validati?
Il contesto è drammatico: le dipendenze dilagano, sia quelle da sostanze sia quelle comportamentali. Il crack e le tante droghe legate alla cocaina, ai cannabinoidi, all’eroina e agli oppioidi stanno devastando giovani e adulti. L’alcol fa lo stesso. Il fentanyl è più diffuso di quanto emerga dalle rilevazioni. Anche le dipendenze comportamentali sono in crescita: la ludopatia, le patologie legate all’abuso di internet e dei social, la cosiddetta sindrome hikikomori.
Che fare? Come evitare la resa o le reazioni violente, ottuse e demagogiche?
Intanto è necessario comprendere che prevenzione e cura hanno bisogno di percorsi multidisciplinari, multiprofessionali e multiterapeutici. Insomma, le strategie più moderne ed efficaci sono quelle integrate: tra approcci psicologici e farmacologici; tra percorsi educativi e culturali; tra livelli sanitari e sociali; tra i servizi territoriali e quelli residenziali; tra l’obiettivo della riduzione del danno e quello del recupero completo. Nell’integrazione c’è speranza e la possibilità di dare risposte più avanzate e personalizzate.
In Italia abbiamo due incredibili paradossi:
– abbiamo la migliore rete dei servizi, composta dai SerD pubblici, dalle comunità terapeutiche e dai servizi di prossimità del terzo settore accreditati. Nello stesso tempo, però, abbiamo ridotto di molto personale, risorse e servizi. Una follia rovinosa!
– abbiamo fatto un salto in avanti senza precedenti nelle conoscenze cliniche, nelle terapie e nelle ricerche di livello mondiale. Allo stesso tempo, abbiamo ancora un dibattito pubblico semplicistico, povero e primitivo tra permissivi e repressivi. Un’altra follia rovinosa!
Al Congresso di FeDerSerD si è convenuto su alcune cose indispensabili da fare subito:
– rilanciare i SerD con almeno duemila nuovi operatori e potenziando la diffusione capillare dei servizi pubblici, in autonomia gestionale e dirigenziale;
– rilanciare l’alta integrazione dei SerD con le comunità terapeutiche e i servizi di prossimità, articolando l’offerta per raggiungere quante più persone possibile nel minor tempo possibile;
– utilizzare le risorse finanziarie confiscate ai narcotrafficanti per investire nelle reti dei servizi;
– lanciare un programma educativo partecipato e condiviso, a tutti i livelli territoriali e di alta qualità pedagogica, per formare i giovani alla vita quotidiana secondo i principi dell’intelligenza emotiva e tenerli così lontani dalle dipendenze;
– prevedere, nella formazione universitaria delle varie discipline, la specializzazione in materia di dipendenze;
– prendersi cura con rigore delle persone con dipendenza che affollano le carceri e garantire, in generale, a chi esce dalla dipendenza la possibilità di reinserirsi nel mercato del lavoro.
Gli operatori delle dipendenze richiedono, in sintesi, serietà di analisi e rigore progettuale.



PROGRAMMA