SEMPLICI RIFLESSIONI SUI RISVOLTI POLITICI DEI RISULTATI REFERENDARI

SEMPLICI RIFLESSIONI SUI RISVOLTI POLITICI DEI RISULTATI REFERENDARI

Sui risultati elettorali dei referendum si sono avanzate molte analisi spesso venate di strumentalità, anche se a ben guardare in ognuna di essa si riscontrano frammenti di condivisione.

Il quorum, come era facilmente prevedibile, non è stato raggiunto. Le ragioni sono senz’altro molteplici, ma sicuramente si conferma il dato che non è un bel momento per la partecipazione democratica. Il venir meno del referendum sull’autonomia differenziata, inoltre, ha depotenziato di molto questa tornata referendaria.

Naturalmente una riflessione sull’opportunità di un ricorso più parsimonioso e semplificato ai referendum va fatta, con un atteggiamento che tuttavia non deve disprezzare la partecipazione popolare e con un’attenzione intelligente alle mutate e critiche condizioni del rapporto tra cittadini e istituzioni.

C’è qualche aspetto positivo che comunque si può cogliere? Sì, se andiamo all’essenza dei temi proposti.

Con i quattro quesiti referendari, si è avviata una certa ripresa di attenzione sul tema del lavoro che non deve essere lasciata cadere. Cosa non da poco, visto che alla fine i votanti sono stati intorno ai 15 milioni. Dalle urne sono usciti più di 13 milioni di sì, mentre molto più indietro è rimasto il consenso al quesito sulla cittadinanza.

Sul piano politico, è pur vero che l’attuale coalizione di governo dovrà fare i conti con una parte del Paese nei prossimi appuntamenti elettorali: basti pensare che il centrodestra vinse nel 2022 raggiungendo la soglia di 12 milioni e 300 mila voti. La componente elettorale di centrosinistra che ha appoggiato i referendum ha dalla sua parte 15 milioni di potenziali consensi, di cui più di 13 milioni abbastanza pronti a sostenerla. Questi numeri si potrebbero e si dovrebbero allargare, se facciamo riferimento ad un possibile “campo largo” verso il civismo democratico e la parte più moderata del Paese che nel frattempo ottiene ottimi risultati quando riesce ad emergere nei Comuni e nelle Regioni che vanno man mano al voto.

Ma attenzione a cullarsi in approcci rassicuranti, i problemi sociali e politici rimangono tuttora aperti:

1) Sul lavoro, la questione centrale per i cittadini del ceto medio-basso rimane il “reddito povero”. Sì, il bisogno di reddito prevale. Tutto il resto è considerato secondario, compresi aspetti decisivi come la disciplina sul licenziamento e sulla sicurezza nei luoghi di lavoro. Il livello stipendiale e salariale italiano, negli ultimi anni, ha perso drasticamente peso, per cui c’è una notevole sfiducia sulla politica e sui momenti elettorali perché non riesce ad invertire tale tendenza.

2) La sinistra, nelle sue articolazioni, deve comprendere che ha fatto errori madornali in tutto l’Occidente nel rapporto con la società e soprattutto con il mondo del lavoro, quindi per riprendere credibilità e consenso dovrà affrontare un lungo cammino, da nutrire di valori e contenuti in diverse tappe fondamentali: ripeto, la prima priorità rimane tuttora il reddito da lavoro, quindi bisogna combattere sul serio il lavoro povero con misure moderne, produttive e incisive, a cominciare dalle sue proposte da far valere nell’agenda parlamentare seppur dall’opposizione.

3) Sui temi della cittadinanza e dell’immigrazione, abbiamo bisogno, innanzitutto, di un impegno culturale accompagnato da una capacità sociale e politica che sino adesso non si è riusciti a promuovere nella sua interezza e concretezza. Quindi c’è da considerare nuove e più efficaci strategie, che naturalmente non scimmiottino quelle disastrose e disumane della destra sull’accoglienza e sull’inclusione.

4) La rigenerazione sociale e politica dei progressisti è ancora un sfida aperta: passa da una moderna ma ben organizzata capacità di radicamento nei territori e nei vari mondi del lavoro, che ha bisogno di una progettualità costante e condivisa in grado di acquisire un piglio operativo verso un’Europa Federale e Sociale, dove realmente si possono raggiungere obiettivi strutturali.

5) Le alleanze elettorali sono indispensabili per competere con le destre, ma vanno ben radicate in idee di governo in grado di intervenire sulla vita reale e sulle tremende sfide sociali e ambientali di questo nostro tempo così ostile alle varie forme di rappresentanza democratica.

La vicenda referendaria non chiude pertanto la necessità di rigenerare il pensiero e l’impegno culturale, sociale e politico del variegato mondo progressista. Semmai lo sollecita ad andare avanti e a mettersi in gioco con spirito unitario e innovativo.