CONGRESSO S.I.T.D. : SULLE DIPENDENZE BISOGNA SMETTERLA CON LE DIVERGENZE IDEOLOGICHE E ASSUMERE UN APPROCCIO PROGETTUALE, RIGOROSO E AVANZATO

CONGRESSO S.I.T.D. : SULLE DIPENDENZE BISOGNA SMETTERLA CON LE DIVERGENZE IDEOLOGICHE E ASSUMERE UN APPROCCIO PROGETTUALE, RIGOROSO E AVANZATO

Il tema delle dipendenze mantiene una sua drammatica attualità.

In Calabria, nella prestigiosa sede dell’Università di Catanzaro, la Società Scientifica delle Dipendenze (SITD) ha organizzato un congresso che anche stavolta è stata di alta qualità analitica e progettuale.

I dati si confermano allarmanti: le dipendenze si diffondono mentre i Servizi e le risorse diminuiscono. La politica continua ad assumere un atteggiamento irresponsabile, si divide ideologicamente su un approccio repressivo o permissivo. Oggi il pendolo si avvia a oscillare sul versante repressivo, ma sono tutti pronti a stracciarsi le vesti non appena si dovrà constatare il fallimento sostanziale di entrambi gli approcci.

Eppure in Italia abbiamo costruito negli anni la migliore rete, i Servizi Pubblici (SERD) e i soggetti del Privato Sociale (Comunità Terapeutiche e Servizi di Prossimità), che è diventato un modello operativo e di ricerca tra i migliori in Europa e nel mondo.

La legge Lumia (n. 45 del 1999), che ha modificato la n. 309 del 1990, rimane un modello ancora oggi valido e insostituibile, semmai da implementare e rilanciare.

Sono stato invitato a tenere una relazione su questi argomenti per mettere a fuoco, in questa occasione congressuale, il ruolo e la prospettiva dei SERD. L’ho fatto con piacere perché sento questo impegno sulle dipendenze un elemento fondante del mio impegno sociale e politico.

Ecco la mia relazione e le slide che danno conto di quanto ho proposto, sempre in coerenza con quel piglio teso a ripensare e riprogettare che caratterizza il mio approccio.

LEGGI LA RELAZIONE

SLIDE DELL’INTERVENTO


Catanzaro, 11 Maggio 2023Intervento di Giuseppe Lumia

IL RILANCIO DEI SERD ATTRAVERSO LE PROSPETTIVE DI RIFORMA DELLA LEGGE 309/1990

Sono molto contento di essere qui con voi in questa importante e qualificata iniziativa congressuale della prestigiosa Sezione calabrese della SITD. È un’occasione preziosa per tracciare le tappe di un lungo cammino che abbiamo vissuto insieme e che ha ancora alcune importanti mete da raggiungere, facendo ricorso allo stile progettuale condiviso e partecipato.

Con la legge n. 45 del 1999 si è fatto un salto di qualità senza precedenti nella vita dei SERT e molti di voi ne sono stati protagonisti, sia nel pensare la riforma sia nel condividerla insieme a me. Senza il contributo prezioso delle Società Scientifiche non ci sarebbe stata la definizione di una legislazione adeguata e misurata sulla necessità di dotare i Servizi Pubblici di competenze e di risorse in grado di affrontare le sfide di allora, ad esempio la drammatica diffusione delle tossicodipendenze e dell’HIV.

Quali erano i punti cardine della legge 45/99, che ancora oggi hanno una loro peculiare validità?

  1. L’Autonomia Dipartimentale e Funzionale dei SERT. Ricordate tutti in quali condizioni marginali e precarie vivevano i Servizi pubblici sulle tossicodipendenze di quegli anni. Si capì subito che dovevamo puntare a una vera strutturazione dei Servizi, che avessero proprio nel carattere dipartimentale autonomo e funzionale la loro legittimazione e possibilità di esprimere tutte le potenzialità.
  1. La valorizzazione della professionalità, nella progressione di carriera, degli operatori dei SERT, alla pari delle altre professioni sanitarie. Anche questo punto ha consentito un vero salto di qualità nella maturazione di una professionalità specifica sulle dipendenze, che si liberasse del complesso “da figli di un dio minore”.
  1. L’immissione in ruolo di migliaia e migliaia di professionisti nei SERT, che sino a quel momento avevano avuto con i Servizi delle tossicodipendenze un rapporto precario, seppure ricco di motivazioni e di voglia di mettersi in gioco in un Servizio tutto da costruire intorno a standard moderni.
  1. Il ricorso alla strategia dell’integrazione nel pensare l’organizzazione dei SERT per passare a uno stadio di eccellenza nella prevenzione e cura delle tossicodipendenze.

4.1 – Integrazione tra le diverse professioni sanitarie e tra esse e quelle sociali.

4.2 – Integrazione dei percorsi di cura tra quelli più psicoterapeutici ed educativi e quelli, prima molto avversati, che avevano un carattere più terapeutico- farmacologico.

4.3 – Integrazione tra Pubblico e Privato sociale nel costruire una rete avanzata dei Servizi, coinvolgendo a pieno titolo le Comunità terapeutiche e i Servizi di Prossimità.

I SERT così hanno maturato capacità terapeutiche senza precedenti nel contesto europeo e mondiale. Hanno sviluppato inoltre ricerche maturate sul campo, che hanno ricevuto l’attenzione della comunità scientifica internazionale. I SERT sono diventati così un presidio sanitario, sociale, educativo e culturale di enorme valore, paradigmatico per ripensare e riprogettare il futuro della stessa sanità in altri Servizi, soprattutto territoriali.

Il contesto attuale delle dipendenze

Il contesto attuale italiano è drammaticamente chiaro e delineato: le dipendenze non diminuiscono. Anche il contesto internazionale registra una continua espansione dell’uso delle sostanze. La novità che gli osservatori più attenti comunemente notano è che le dipendenze sono sempre più una realtà alquanto globalizzata e in tempo reale, sul piano sia dell’offerta che della domanda. Sul piano dell’offerta, con un ruolo pervasivo del narcotraffico e delle mafie, in grado di assegnare ad essi un carattere sempre più collusivo con l’economia finanziaria e le stesse istituzioni di diversi Paesi; sul piano della domanda, in quanto oggi sono coinvolte tutte le fasce sociali e generazionali, comprese sempre più quelle giovanili, fino a riguardare ragazzi e perfino bambini.

La situazione è tristemente nota. Oggi abbiamo più di mille droghe dai principi attivi sempre più elevati che invadono la vita delle persone, sempre più di giovani e ragazzi. Non bastavano le dipendenze da sostanza, adesso dobbiamo sempre più fare i conti anche con le dipendenze comportamentali, con una crescita esponenziale delle polidipendenze e dei poliassuntori.

In Italia e in molti altri Paesi, purtroppo, nei confronti delle dipendenze si procede con un approccio intermittente. L’attenzione si accende quando l’emergenza esplode, si spegne quando i dati sulla mortalità calano o vengono di fatto non adeguatamente rilevati, come ad esempio succede con le cause di morte a seguito di patologie cardiovascolari soprattutto in età giovanile che l’uso massiccio del crack sta causando. Non mancano divisioni e pressappochismi quando prevalgono la strumentalizzazione e la poca conoscenza. Più di recente, il rischio è che si rimanga cristallizzati in un ennesimo scontro dai caratteri molto astratti e tardo-ideologici sul tema della legalizzazione o meno delle sostanze da cannabis.

Dobbiamo allora tornare a porci delle domande di fondo. Come affrontare questa nuova fase della cura delle dipendenze? Come evitare che il confronto riaperto dopo anni di silenzio si limiti solo al dibattito sulla liceità o meno dell’uso delle sostanze? Come rilanciare l’esperienza di tanti operatori qualificati e di alto livello, maturata sul campo in anni di duro lavoro all’interno dei Servizi?

Sono passati più di trent’anni dal Testo unico. Siamo a più di vent’anni dalla legge n. 45 del 1999 che porta il mio nome. Adesso è necessario mantenere fermi alcuni punti fondamentali e migliorare e qualificare le politiche e le strategie, ricercare e innovare, in modo da consegnare al Paese e alla stessa Europa una rete di Servizi quanto più possibile avanzata.

Saprà la politica essere all’altezza della domanda di nuova progettualità che si richiede da anni? Saprà tenersi lontana dalle semplificazioni e dagli scontri ideologici?

È necessario più che mai, allora, chiamare la politica a vivere la fase successiva all’ultima, divisiva e fragile Conferenza Nazionale con un piglio più progettuale, serio e condiviso, che si può ottenere solo se si assume uno stile di raccordo costante con quanti, nei Servizi Pubblici e le loro Società scientifiche, nelle Comunità Terapeutiche e nei Servizi di Prossimità, con le loro Reti territoriali e nazionali, hanno maturato la capacità di ripensare strategie e modelli di intervento.

Possiamo allora individuare innanzitutto nel metodo la prima scelta di fondo che va compiuta per garantire un serio e rigoroso approccio alle sfide delle dipendenze: chiamiamolo pure “metodo Covid”, cioè bisogna ridare centralità alla scienza, agli esperti che sul campo hanno acquisito saperi e abilità da mettere al servizio delle scelte strategiche. In questo caso, non mi stanco di ripetere che mi riferisco in particolare alle Società Scientifiche, come la SITD, che hanno un bagaglio conoscitivo e progettuale di altissimo livello, financo di rilievo internazionale. Le stesse Reti delle Comunità Terapeutiche sono cresciute in questi anni e sono in grado, insieme alle Società Scientifiche, di valorizzare e innovare il sistema integrato dei Servizi, che contraddistingue il percorso italiano e ne fa un unicum virtuoso nel panorama europeo.

Percorsi di rilancio e di riforma dei SERD

In questi ultimi tre anni, si è sviluppato un interessante percorso di dialogo e di confronto tra le Società Scientifiche e le Reti delle Comunità Terapeutiche e dei Servizi di Prossimità. Sono prevalsi il dialogo, la tensione progettuale, la volontà di camminare insieme e di proporre alle Istituzioni un’idea-progetto molto dettagliata di riforma della 309/1990 e della 45/1999, confluita nel Testo unico.

I punti qualificanti che riguardano il rilancio e il potenziamento dei SERD hanno trovato un’ampia condivisione.

  1. Immettere nuove energie professionali, in misura almeno pari a quella che si realizzò con la legge 45/99, con una tempistica da accelerare, per evitare che si possano depauperare e disperdere il know how e le alte professionalità che rischiano di essere cancellate dal pensionamento di molti protagonisti della fase della maturità dei SERD.
  1. Riprendere l’obiettivo di ripristinare, in quelle Regioni dove si è persa, l’Autonomia organizzativa, funzionale e dirigenziale dei SERD rispetto ai Dipartimenti della Salute Mentale, con cui è necessario piuttosto instaurare forme di integrazione e collaborazione, che abbiano nella pari dignità strutturale e strategica il tratto distintivo.
  1. Rafforzare l’organizzazione e le piante organiche dei SERD, per poter affrontare la diffusione delle polidipendenze, con le doppie e multiple diagnosi, l’abbassamento dell’età delle patologie collegate alle dipendenze, la domanda di cura nelle carceri, la diffusione delle nuove dipendenze da comportamenti, il dilagare delle nuove sostanze chimiche purtroppo molto più difficili da censire e curare rispetto a quelle tradizionali.
  1. Incentivare nei Dipartimenti dei SERD il ricorso alla ricerca, sia di base che applicata, con risorse economiche e supporti professionali in grado di dare sistematicità e continuità al lavoro avviato in questi anni.
  1. Mettere nelle condizioni operative e finanziarie i SERD di passare all’Alta Integrazione, innanzitutto con le Comunità Terapeutiche e i Servizi di prossimità, ma anche con la Sanità penitenziaria, i Dipartimenti della Neuropsichiatria Infantile, quelli di Salute Mentale, i Servizi della Prevenzione della salute, la Scuola e con i soggetti del Terzo Settore e delle imprese per strutturare la fase delicata dell’inserimento lavorativo.
  1. Istituire finalmente nelle Facoltà di Medicina la Specializzazione delle Dipendenze, seguendo il percorso legislativo fatto di recente dal riconoscimento della specializzazione nelle cure palliative.
  1. Prevedere un piano edilizio di costruzione degli spazi e della logistica di nuova generazione dove allocare i SERD, con il coinvolgimento nella fase di progettazione delle Società Scientifiche, in modo da predisporre un modello-tipo, che si configuri come una sorta di hub strutturati a raggiera, per avere quell’ampia articolazione in cui si configurano i Servizi, attraverso una moderna e accogliente architettura, dove è possibile garantire privacy e prestazioni di alta qualità.
  1. Ripristinare il Fondo nazionale delle Dipendenze, previsto dalla legge 45/99, purtroppo non più rifinanziato, al fine di rilanciare i progetti sperimentali e innovativi e il lavoro di rete. Si potrebbe utilizzare a tale scopo almeno il 30 per cento delle somme confiscate nella lotta al narcotraffico, in base a quanto previsto sempre dal Testo unico (legge 309/1990).
  1. Rivedere la governance istituzionale delle dipendenze, per riconoscere e strutturare quel ruolo coprogrammatico e coprogettuale da riconoscere alle Reti sia delle Società Scientifiche sia delle Comunità Terapeutiche e dei Servizi di Prossimità accreditati.

Ci aspetta una fase molto impegnativa e travagliata. Niente è scontato. La vostra resilienza e tensione progettuale sono la garanzia che è possibile puntare al rilancio dei SERD e fornire alla società un’analisi corretta della diffusione delle dipendenze e promuovere strategie di cura avanzate e condivisibili.

SLIDE DELL’INTERVENTO

Slide dell’intervento

Rassegna stampa

La sanità calabrese dal punto di vista dei Servizi per le tossicodipendenze