BUONA FESTA DELLA REPUBBLICA. LA REPUBBLICA CHE VORREI!

BUONA FESTA DELLA REPUBBLICA. LA REPUBBLICA CHE VORREI!

Il 2 Giugno è la Festa della Repubblica, la Repubblica dell’avvio sofferto della Democrazia, la Repubblica che seppe darsi una bellissima Carta Costituzionale.

Perché allora c’è una tiepida passione per questo evento? Perché c’è poca partecipazione popolare alle celebrazioni?

Dobbiamo riconoscerlo, siamo in un momento di grave crisi e di incapacità delle classi dirigenti di avere la stessa tensione progettuale che ebbero i nostri Padri Costituenti.

Allora, sui motivi della crisi non mi soffermo. Degli attuali limiti sappiamo molto e in modo ormai dettagliato. Vorrei invece pensare quale Repubblica vorrei e che auguro a tutti noi.

1. Una Repubblica parte attiva degli Stati Uniti d’Europa. In questa diversa e nuova Europa federale c’è il futuro di tutti noi. Il resto è niente. È solo “italietta” mediocre e inconcludente. Il sogno di “Ventotene” è adesso una necessità irrimandabile. I giovani lo hanno capito bene, tanto che tre su quattro di loro credono che sia il momento di raggiungere questa meta;

2. La Repubblica delle donne. Il 2 giugno del 1946 le donne elette furono 21. Poche, naturalmente, per quanto qualificate e bravissime. Adesso il futuro è delle donne. Sono più toste e meritano di guidarci verso i traguardi condivisi;

3. La Repubblica del lavoro e dell’uguaglianza. Eh sì, è bene applicare subito la Carta Costituzionale nella sua parte sociale: piena occupazione e redditi più alti. Il salario minimo deve essere di almeno 2.000 euro al mese, agendo soprattutto sul “cuneo fiscale”. Il resto va legato alla produttività aziendale, prevedendo una cospicua distribuzione degli utili anche ai lavoratori;

4. La Repubblica dell’ambiente contro il devastante cambiamento climatico, dei diritti civili di respiro europeo e dei diritti sociali sulla scuola, sulla sanità e sulle politiche sociali ben descritti nella nostra Carta Costituzionale. Sono le sfide nuove dell’umanità a cui dobbiamo dedicare la stessa determinazione e progettualità che si ebbe all’avvio della storia repubblicana;

5. La Repubblica dell’Italia realmente unita. Il 2 giugno del 1946 non si seppe prendere di petto la già insopportabile questione meridionale, divenuta con il tempo uno straziante problema. È invece il momento di fare del Mezzogiorno una potente risorsa dell’Europa, che vuole proiettarsi nel Mediterraneo costruendo la pace e lo sviluppo sostenibile.