UCRAINA: IL CAMMINO È IN SALITA MA ALLA PACE NON BISOGNA RINUNCIARE

UCRAINA: IL CAMMINO È IN SALITA MA ALLA PACE NON BISOGNA RINUNCIARE

Non mi stancherò mai di ripeterlo… il futuro dell’Europa è da ripensare e riprogettare in chiave Federale, ancor più esplicitamente nel senso di assumere un assetto da Stati Uniti d’Europa. Non averlo fatto è stato un errore, non capirlo è ancora più grave.

La situazione si fa sempre più grave, l’uso delle armi si allarga. In Ucraina l’invasione russa continua e si espande. Rassegnarsi? Assolutamente no. Giustificare? Neanche. Agire in modo forsennato? Creerebbe solo altri danni. Allargare il conflitto? Neanche per sogno.

Cosa fare allora? Tre aspetti vanno messi a fuoco, anche in queste ore difficili e drammatiche.

Primo: la geopolitica ci impone più che mai di restare uniti nel fronte ampio che si è creato contro l’invasione russa dell’Ucraina. È già questo un primo risultato che Putin non si aspettava, insieme alla resistenza del popolo ucraino e alle contestazioni interne degli stessi cittadini russi. Adesso è anche il momento che altri Paesi facciano la propria parte. La Cina spicca su questi. L’incontro a Roma dei cinesi con gli Stati Uniti deve essere visto come un passo importante per spingere Putin al tavolo negoziale e al cessate il fuoco.

Secondo: la geoeconomia ci impone anch’essa di dare delle risposte, innanzitutto sul versante dell’energia. Le sanzioni economiche sono cosa buona e giusta ma i rincari assurdi delle bollette per le famiglie e le imprese sono un vero e proprio “scandalo”. Allora è il momento, su scala europea, di calmierare il prezzo e destinare i profitti inusitati di questi primi tre mesi dei produttori e fornitori di energia europei verso le imprese che hanno subito gli effetti drammatici dei rincari e, anche nel nostro Paese, rivedere le accise sulla benzina e la strategia di controllo sulla dinamica della formazione del prezzo. Il mercato è naturalmente da apprezzare ma non può diventare una sorta di dio al cui altare sacrificare tutto e tutti.

Terzo: la geocultura, compresa quella religiosa, ci impone un’attenzione particolare per evitare che si ritorni al “Gott mit uns”, al “Dio è con noi” degli eserciti che uccidono e cancellano la dignità delle persone, come sempre è avvenuto in tutte le guerre e in particolare nella Seconda guerra mondiale. Papa Francesco si sta impegnando come non mai sul versante della pace, così anche molte comunità cristiane. La Chiesa ortodossa, in particolare, è chiamata a guardarsi dentro e quella di Mosca a smetterla di sostenere addirittura che questa guerra è lo strumento per eliminare i diritti civili più essenziali, come Putin ha già iniziato a fare.

Rimangono in piedi questioni più di fondo su tutti e tre i punti. Una su tutte spicca e ci riguarda da vicino, il futuro dell’Europa che, non mi stanco di ripetere, è da ripensare e riprogettare in chiave Federale, ancor più esplicitamente nel senso di assumere un assetto da Stati Uniti d’Europa. Non averlo fatto è stato un errore, non capirlo è ancora più grave.