UCRAINA: VENTI DI GUERRA E SPIRAGLI DI PACE

UCRAINA: VENTI DI GUERRA E SPIRAGLI DI PACE

Roba da non crederci: non siamo ancora usciti dalla pandemia e già si rotola verso il rischio che si scateni una guerra, che sarebbe inevitabilmente di portata globale. Incredibile! 

Tutto si poteva pensare fuorché questo scenario. 

L’Agenda Ambientale contro il cambiamento climatico? Quella della lotta alle varie povertà e disuguaglianze? L’altra Agenda della promozione dei diritti umani su scala globale? Il contrasto al terrorismo, la lotta alle mafie? Insomma, sfide tremende per l’umanità non ne mancano, perciò aprire un fronte di guerra in Ucraina non è proprio il caso. 

Molti studiosi e analisti pensano che non si arriverà al conflitto. 

I venti di guerra per adesso sono comunque forti, guai a sottovalutarli. Gli spiragli di pace sono ancora piuttosto flebili. 

La soluzione? Non è per niente semplice ma esiste. Gli esperti da ambo le parti sanno bene che alla Russia conviene ottenere un risultato senza ricorrere alle armi. La NATO, al tempo stesso, deve sapere aspettare e lasciare i Paesi come l’Ucraina dentro la storica cornice degli Accordi di Helsinki, dove è possibile strutturare uno spazio di disarmo a garanzia della Russia, senza che essa possa destabilizzare o addirittura attaccare i Paesi limitrofi che aspirano alla piena libertà e sovranità.

C’è anche un’altra soluzione più coerente con la prospettiva di aprire una fase nuova di fraternità e di sviluppo sostenibile nel contesto geopolitico internazionale: aprire una stagione di disarmo mondiale e di regolazione dei rapporti tra i Paesi in grado di mettere da parte i conflitti e concentrare risorse e strategie per affrontare le grandi questioni dell’Agenda globale.

Viviamo queste ore con la giusta tensione, capace di evitare sia una sottovalutazione di questo momento drammatico sia una rassegnazione al lasciar correre gli eventi.

Sicuramente sono da registrare tre grandi assenze

1) L’ONU, di fatto tagliata fuori. Invece dovrebbe essere il luogo istituzionale privilegiato per un serrato confronto diplomatico e per determinare la soluzione più equilibrata e più giusta. Questa assenza ci indica la necessità di una radicale riforma dell’ONU, perché sia potenziata e resa capace di agire efficacemente in un contesto globale che richiede una visione lungimirante per andare verso gli Stati Uniti del Mondo.

2) L’Europa ad una sola voce. I singoli Paesi stanno comunque agendo: Francia, Germania e la nostra Italia stanno provando a svolgere un ruolo di mediazione e di pace, per un accordo serio e stabile. Ma da un punto di vista di un soggetto che parli con una sola voce per l’Europa non ci siamo, ancora troppi interessi ci dividono, compreso lo spinoso tema dell’energia. Putin fa gioco su questa articolazione e così agisce di conseguenza. Lo stesso vale per il nostro insostituibile alleato americano, che preferisce alimentare i rapporti bilaterali con i singoli Paesi europei. L’assetto “confederale” dell’attuale Unione Europea non funziona, perché non permette all’Europa di svolgere un ruolo forte e alla pari della Russia, degli Stati Uniti e della Cina. Si impone pertanto una più veloce road map verso il modello “federale” degli Stati Uniti d’Europa.

3) L’opinione pubblica mondiale che ama e agisce per la pace. Bisogna riconoscere che è un po’ ferma, magari nella speranza che sia solo una prova muscolare a livello geopolitico, senza una reale possibilità che possa scatenarsi una guerra. Invece avremmo bisogno di una spinta dal basso, in grado di orientare un atteggiamento dei Governi e dei Parlamenti coinvolti, accompagnando così le imminenti decisioni verso soluzioni equilibrate di pace e di cooperazione.