
Il volontariato ha una lunga storia alle spalle di dono, accoglienza, solidarietà.
Ha fatto un salto di qualità quando è diventato un fenomeno organizzato e partecipativo.
Il padre storico del volontariato moderno è stato Luciano Tavazza, prima giovane partigiano, poi dirigente nazionale dell’Azione Cattolica, successivamente fondatore del Movimento del Volontariato Italiano (MoVI).
Anch’io devo molto a Luciano Tavazza: è stato il mio riferimento giovanile, sia quando giovanissimo in Sicilia ero impegnato con l’Azione Cattolica nel volontariato parrocchiale sia quando Roma divenni vicepresidente nazionale della FUCI. Successivamente, Luciano mi chiamò a sostituirlo alla guida del MoVI e, nonostante la differenza di età, diventammo amici fraterni e compagni di strada nel cammino comune di promozione del volontariato moderno.
Il prossimo anno sarà il centenario della sua nascita. L’Università di Salerno, con il Professor Massimo Pendenza, ha organizzato un seminario insieme all’Associazione Tavazza, guidata da Mimmo De Simone, intitolato proprio “Luciano Tavazza, alle origini del volontariato moderno”.
Oggi viviamo un tempo storico drammatico e travagliato di cambiamenti epocali. Le disuguaglianze, le povertà, le guerre, il cambiamento climatico, le mafie, le dipendenze, l’intelligenza artificiale, impongono una profonda rigenerazione esistenziale e sociale.
Il volontariato, se ben fatto, è una straordinaria opportunità di cambiamento personale, relazionale e comunitario.
Il “metodo Tavazza” ci aiuta molto a comprendere meglio la portata delle sfide attuali e l’approccio da utilizzare proprio per rigenerare se stessi e la società.
È un metodo che richiede uno stile dialogico nell’ascoltare e nel condividere scelte e percorsi, da intraprendere con chi vive il disagio e con la comunità locale dove si agisce.
È un metodo che richiede la capacità di lettura attenta dei bisogni sociali e delle competenze da utilizzare per intervenire correttamente e con un fare “liberante” e non assistenziale.
È un metodo che richiede un’umile disponibilità alla formazione, per imparare, e alla progettualità, per promuovere interventi ben mirati.
È un metodo che richiede attenzione all’agire in rete, per andare alle cause del disagio e dell’emarginazione che si vogliono rimuovere.
Oggi al volontariato moderno e organizzato è richiesta anche una nobile e responsabile funzione rigenerativa più ampia:
- delle relazioni interpersonali e di comunità, in senso liberante e solidale;
- del sistema di welfare, per promuovere un sistema integrato dove si dà spazio al welfare di comunità.
- del contesto sociale e politico, per sollecitare alla partecipazione e al cambiamento, in coerenza con la nostra Costituzione e in un’ottica europea realmente federale, secondo lo spirito di Ventotene, e sociale, in sintonia con la nascita dello Stato sociale, che fu ideato da Beveridge, a Londra, mentre era bombardata dai nazisti.
Per un approfondimento trovate la registrazione video del seminario “Luciano Tavazza, alle origini del volontariato moderno“, tenutosi all’Università di Salerno il 14 aprile:
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