Siamo alla seconda uscita pubblica Salvuccio Riina, il figlio del boss. È stato un errore pensare che la prima uscita, pubblicato sui social nell’agosto scorso, fosse una boutade da non prendere sul serio.
Per evitare dubbi, questa volta Salvuccio Riina si è riproposto in modo ancora più diretto, facendo riferimento esplicito e con entusiasmo al papà boss
Insomma, ci vuole far capire chiaramente come la pensa e come intende muoversi.
Il fratello più grande sconta da giovanissimo l’ergastolo senza dare segni di cedimento.
Salvuccio Riina ha già scontato una pena e ora torna a rilanciarsi con un linguaggio allusivo ma chiaro e netto.
Di seguito una breve riflessione per dire con altrettanta chiarezza come la penso. L’articolo che segue riprende in buona parte un mio articolo pubblicato ad agosto sulla rivista omcom.org , proprio all’indomani della prima uscita di Riina.
L’uscita del figlio di Riina ad Agosto non era un episodio di cronaca locale o marginale. In estate, Salvuccio ha lanciato un chiaro messaggio, sostenendo di abitare in “Via Scorsone 34”, una strada di Corleone che invece alcuni anni fa è stata ridenominata “Via Cesare Terranova”, perché dedicata al Giudice ucciso, insieme al Maresciallo di Polizia Lenin Mancuso, il 25 Settembre del 1979, proprio dai boss guidati da Riina, Provenzano e Bagarella.
L’ultimo post sui social di Riina junior è ancora più chiaro: “Lui ha vissuto, vive e vivrà sempre in noi e con noi“. Un inno al proprio papà, il famoso boss Totò Riina, usando termini che nel linguaggio mafioso indicano potenza e presenza.
Anche questa ultima uscita rappresenta, da un lato, una diretta sfida alla società civile e allo Stato da parte di chi con arroganza non accetta le regole della legalità, in base alle quali sono stati inflitti oltre al padre pure al fratello l’ergastolo e il 41-bis, e dall’altro un messaggio altrettanto esplicito all’interno del mondo della criminalità organizzata, al fine di rimarcare la propria presenza e leadership.
Allora è bene ribadire che sono tre le sfide da raccogliere per mandare in frantumi il modo di “pensare e agire mafioso” e questo tentativo di rivendicare la leadership.
La prima sfida è per la comunità di Corleone. È vero che è molto cambiata e ha fatto passi da gigante nella liberazione dalle presenze ossessive dei boss, ma la scelta di Salvuccio Riina di vivere a Corleone, con il consenso strisciante che ancora raccoglie, richiede una certa attenzione e una notevole capacità di non farsi intimidire. Dopo anni di carcere, dopo l’affidamento ai servizi sociali in Veneto e in Abruzzo, il suo ritorno nella città di origine la dice lunga su quali siano le sue reali intenzioni. Allora è necessario riprendere il filo della rigenerazione e della liberazione dalle mafie con coraggio e progettualità culturale, educativa, sociale, economica e politica.
La seconda sfida è per le istituzioni democratiche. Anche a questo livello bisogna comprendere che abbassare l’attenzione, pensando che la vittoria è compiuta, sarebbe devastante. I successi ottenuti nei confronti di Riina, Provenzano e Bagarella sono innegabili, ma sono ancora in giro tanti altri loro accoliti che vanno bloccati per tempo e colpiti sistematicamente innanzitutto con le misure di prevenzione patrimoniale e con il massimo rigore penale.
La terza sfida riguarda la credibilità dello stesso Stato. Le ricchezze dei boss-padri sono ancora nelle disponibilità potenziali dei figli. Ci sono anche verità sui grandi delitti politico-mafiosi, sulle stragi 92-93 e sulle varie collusioni che non possono essere lasciate nelle mani ricattatorie dei figli. C’è quindi bisogno di intervenire anche su questi due importanti aspetti con la più moderna ed efficace “antimafia del giorno prima” ed evitare di rincorrere affannosamente i nuovi boss con la classica “antimafia del giorno dopo”.